La Biennale è come una macchina del vento
La Biennale è come una macchina del vento. Ogni due anni, scuote la foresta, scopre verità nascoste, dà forza e luce a nuovi virgulti, mentre pone in diversa prospet- tiva i rami conosciuti e i tronchi antichi (e quest’anno i tronchi saranno davvero antichi vista l’intenzione della curatrice di aprire con Tintoretto).
La Biennale è un grande pellegrinaggio dove nelle opere degli artisti e nel lavoro dei curatori si incontrano le voci del mondo che ci parlano del loro e del nostro futuro.
L’arte è qui intesa come attività in continua evoluzione.
Se un museo si qualifica principalmente per le opere che possiede (anche se non esclusivamente, visto che ai direttori di musei si chiede oggi di essere anche manager e impresari), un’istituzione come La Biennale si qualifica piuttosto per il suo modus operandi, per i metodi seguiti, per la natura dei soggetti che vi par- tecipano, per le scelte sul metodo e per i principi e le regole che ispirano la sua organizzazione, per gli spazi di cui dispone, insomma per la Forma dell’Istituzione che si riflette nella Forma data alla Mostra che vi si tiene ogni due anni. Ed è dalla qualità di questa Forma che dipende il raggiungimento del principale nostro obiet- tivo: ottenere la stima del mondo.
Dopo 116 anni di vita della Biennale, la Forma della Mostra attuale è quella definita in modo compiuto nel 1999 e confermata e perfezionata negli anni successivi. Dico questo perché è proprio a partire da quell’anno che alla Mostra organizzata per Padiglioni si affianca in modo netto e distinto la Mostra che il curatore nomi- nato dalla Biennale deve organizzare come Mostra internazionale, con un compito chiaro non dovendo egli farsi carico della selezione del Padiglione Italia.
La Mostra della Biennale si presenta dunque ora fon- data sui seguenti pilastri.
Primo pilastro: i Padiglioni dei Paesi
Sono 28 i Padiglioni fissi dei Paesi, costruiti all’interno dei Giardini, utilizzati da 30 Paesi titolari considerati partecipanti permanenti. Sono però partecipanti a egual titolo altri Paesi che chiedono di essere invitati alla Mostra; di questi alcuni trovano spazio all’interno dell’Arsenale, altri in luoghi diversi di Venezia. I Paesi partecipanti quest’anno sono complessivamente 89 (erano 77 nell’ultima Biennale).
Tra questi alcuni sono presenti per la prima volta: Andorra, Arabia Saudita, Repubblica Popolare del Bangladesh, Haiti (già nel 2007 con l’IILA). Altri sono tornati dopo presenze antiche: India (1982), Repubblica Democratica del Congo (1968), Iraq (1990), Repubblica Popolare dello Zimbabwe (1990), Sudafrica (1995), Costa Rica (1993, poi con l’IILA) e Cuba (1995, poi con l’IILA).
Ricordo che per ogni Biennale le amministrazioni degli stati che gestiscono i Padiglioni (o le ammini- strazioni cui gli stati hanno affidato la gestione del Padiglione) nominano un commissario e un curatore.
Nell’autunno che precede la Mostra si tiene una riunione generale nella quale il curatore nominato dalla Biennale illustra le linee del suo progetto per la “sua” Mostra internazionale. Si tratta solo di un’informazione, i curatori dei vari Paesi non sono vincolati e possono compiere le loro scelte liberamente.
I Padiglioni dei Paesi sono una caratteristica molto importante della Biennale di Venezia. Una formula antica di presenza degli stati eppure viva e vitale più che mai. Preziosa in tempi di globalizzazioni, perché ci dà il tessuto primario di riferimento sul quale possono essere osservate e meglio evidenziate le autonome geografie degli artisti, sempre nuove, sempre varie.
Ci si può chiedere in che misura questi Padiglioni portino con sé, per quanto ampia sia l’autonomia lasciata ai curatori, anche desideri di rappresentazione del Paese che li organizza. Ognuno ha la sua storia e il suo stile. Possiamo senz’altro dire che in essi i Paesi rivelano il ruolo attribuito all’arte contemporanea quale messaggera del loro presente e della loro ricchezza cul- turale. Ma dai Padiglioni vengono anche rivelazioni su realtà e ricchezze più profonde di quelle delle pretese o consuete immagini ufficiali e stereotipate.
Secondo pilastro: la Mostra internazionale del curatore della Biennale
Al centro, parallela alla serie dei Padiglioni dei Paesi, sta la Mostra internazionale del curatore, quest’anno Bice Curiger, che ha scelto come titolo ILLUMInazioni (gli artisti presenti saranno 83). Il curatore (la curatrice) è chiamato espressamente a realizzare una mostra “senza confini”. La Biennale non ha nominato comitati o com- missioni, né diversi curatori per diverse aree, ma si affida alla singolare responsabilità di un curatore (assistito dai suoi consiglieri, e, per l’esecuzione, dalle strutture della Biennale).
Tra scelte dei curatori dei Padiglioni nazionali e scelte del curatore della Biennale, tra Mostra internazio- nale del curatore e Mostra internazionale dei Padiglioni, si determinano così, liberamente, scelte condivise o scelte diverse. Il rapporto dialettico tra queste diverse scelte rappresenta un elemento qualificante il suo carattere internazionale: una Mostra dai molti occhi, dai molti punti di vista.
Terzo pilastro: gli spazi per realizzare la grande Mostra internazionale del curatore della Biennale
Dovevano essere adeguati allo E proprio per questo, nel 1998 abbiamo ampliato grandemente gli spazi che oggi sono costituiti da un lato dal Palazzo delle Esposizioni ai Giardini e dall’altro dall’Arsenale.
Gli spazi costituiscono un elemento essenziale della Mostra che, in essi e nella loro particolare articolazione e qualità, trova lo strumento più opportuno per formare il proprio linguaggio.
Vale la pena ricordare che da quando abbiamo rea- lizzato quegli spazi e chiarito il nuovo impianto della Mostra è aumentato il numero dei paesi che chiedono di partecipare alla Biennale. Erano 61 nel 1999, sono oggi 89.
Negli anni recenti è stato realizzato e poi molto ampliato il nuovo Padiglione Italia all’Arsenale, affidato quest’anno alla cura del professor Vittorio Sgarbi, nomi- nato curatore dal Ministro della cultura italiano.
Un’ulteriore componente: gli eventi collaterali
Soggetti non profit possono presentare progetti per piccole mostre, da tenersi nella città di Venezia, nor- malmente per tutti i sei mesi della Il curatore della Biennale, anche qui in totale autonomia, giudica la loro qualità e ammissibilità come “collaterali”. Quelle ammesse possono fregiasi del logo Biennale, sono incluse in una sezione speciale del catalogo e sono pubblicizzate dalla Biennale. Si offre così a soggetti capaci di esprimere una scelta di qualità un modo di essere presenti. In alcuni casi l’opportunità è stata raccolta da minoranze etniche che scelgono l’occasione della Biennale d’Arte per far sentire la loro presenza e dimostrare la loro identità culturale. Abbiamo sempre attribuito grande importanza a questa possibilità (quest’anno sono state presentate 83 domande, la sele- zione del curatore ne ha ammesse circa il 50%).
Un elemento decisivo: la città di Venezia
che per sei mesi accoglie sul suo territorio questo grande insieme di energie vitali.
Un pilastro sempre più importante della nostra costruzione è poi la cura del pubblico
Da tempo La Biennale sviluppa attività educational e visite guidate. Queste attività sono svolte con un numero sempre crescente di scuole della regione.
Quest’anno, però, abbiamo aperto un nuovo campo d’azione. Dopo l’esperienza compiuta favorevolmente con la Mostra di Architettura, per la prima volta lan- ciamo il programma Biennale Sessions.
Esso è rivolto a istituzioni operanti nella ricerca e nella formazione nel campo delle arti o nei campi affini, Università, Accademie di Belle Arti, Istituti di formazione e di ricerca. Scopo è quello di offrire una facilitazione a visite di tre giorni da loro organizzate per gruppi di almeno 50 tra studenti e docenti, con vitto a prezzo di favore, la possibilità di organizzare seminari in luoghi resi disponibili gratuitamente, assistenza all’organiz- zazione del viaggio e del soggiorno. Vorremmo che queste istituzioni considerassero La Biennale d’Arte un luogo dove svolgere, seppur per breve tempo, una ses- sione del loro lavoro di studenti, ricercatori, insegnanti.
Ho inviato già oltre 2000 lettere ad altrettante istitu- zioni del mondo, attendiamo le risposte.
Durante la Mostra si terranno poi i Meetings on Art, seminari aperti organizzati in giugno e poi nuovamente nel periodo autunnale.
Con questo pilastro vogliamo confermare il ruolo della Biennale di Venezia quale istituzione aperta alla cono- scenza e allo spirito di ricerca, degna di un pellegrinaggio.
Ho detto dell’importanza del ruolo del curatore e della responsabilità lui (lei) affidata.
Il curatore deve avere occhio esperto, spirito indi- pendente, generosità verso gli artisti, severa capacità di selezione, grande fedeltà a quella misteriosa dea che è la qualità.
Sguardo libero sul mondo.
Queste doti il mondo riconosce a Bice Curiger. Con lei siamo tornati a Zurigo. Cominciammo con Harald Szeemann, appunto nel 1999.
Alcuni amici descrivono questi 12 anni di Biennale come “il felice viaggio dalla barba di Harald al rosso ciliegia del rossetto di Bice”.
Quanta strada ha compiuto l’arte nel frattempo dalla necessità di erompere nella società alla sua diffu- sione ampia e quasi dilagante! Quanto diversi i compiti di un curatore!
Concordiamo con Bice. In un’epoca nella quale l’arte ha da tempo cessato l’enfasi sulla provoca- zione dell’anti-arte, cerchiamo le vie del colloquio tra l’opera dell’artista e il nostro sguardo e il nostro spirito, vogliamo capire e sentire quel di più che l’arte con generosità ci dona e ci sussurra, desideriamo illumi- nazione come visitatori, come amanti dell’arte, come individui e come membri della comunità umana.
E che Illuminazione sia!
La realizzazione di una mostra delle caratteristiche e dimensioni della nostra è il risultato degli sforzi e dell’impegno di tante energie e intelligenze che si sono dedicate in vari modi e varie forme alla sua creazione.
Un ringraziamento sentito ai vari Paesi partecipanti, ai Commissari e ai Curatori che arricchiscono la Mostra con il loro contributo e punto di vista, un benvenuto particolare ai Paesi che partecipano per la prima volta e a quelli che ritornano dopo anni.
Un particolare ringraziamento agli uffici e a tutti coloro che lavorano alla Biennale e sono diversamente impegnati con le loro riconosciute serietà e professio- nalità e con entusiasmo nella realizzazione della Mostra.
Ringrazio il Ministero per i Beni e le Attività Culturali che in un momento non facile per la finanza pubblica mantiene il suo decisivo supporto, le Istituzioni del territorio che in vario modo sostengono La Biennale, la Città di Venezia, la Regione del Veneto. Estendiamo il ringraziamento alle Autorità a vario titolo coinvolte e interessate alle strutture nelle quali operiamo nella nostra manifestazione, dal Ministero della Difesa alle Soprintendenze veneziane. Un moto di particolare gratitudine alla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale della città di Venezia e ai Padri Benedettini del Monastero di San Giorgio Maggiore per aver ade- rito alla richiesta di poter disporre delle tre opere del Tintoretto.
Un ringraziamento agli sponsor che hanno voluto conservare il loro decisivo contributo, alle varie fonda- zioni che hanno indirettamente concorso con spirito di mecenatismo e in particolare alla LUMA Foundation per il sostegno alla creazione dei Para-Padiglioni, a quanti a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione delle singole partecipazioni; e a tutti visitatori il nostro più caloroso benvenuto!
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