Una mostra-ricerca

Paolo Baratta, Presidente Fondazione La Biennale di Venezia

Documento PDF


Dal 1998 le Biennali di Arte e di Architettura non sono più solo mostre organizzate per padiglioni nazionali, ma sono tutte fon- date su due grandi pilastri: la mostra per padiglioni nazionali, ciascuno con il suo curatore e il suo progetto, affiancata dalla Mostra Internazionale del curatore della Biennale nominato con questo preciso compito. Un modello di mostra duale che fu in un certo senso sperimentata nel 1993, pur nei limiti degli spazi allora disponibili, che abbiamo fissato definitivamente a partire dal 1998 come la nuova forma permanente della Mostra di Venezia e per realizzare la quale compimmo la scelta strategica di dilatare gli spazi, acquisendo e restaurando la vasta area dell’Arsenale monu- mentale. Il tutto dà vita a una pluralità di voci, e ha dato vita a una storia nuova e assai interessante.

Nel corso di questi anni nella rappresentazione del contempo- raneo è cresciuto il desiderio dei nostri curatori di mettere gli artisti in prospettiva storica o di affinità reciproca, evidenziando legami e relazioni sia con il passato sia con altri artisti del presente. Questa tendenza ci ha portato, tra l’altro, a concludere “niente più mostre senza archivi” e a organizzare, in occasione di ogni Biennale, un convegno sul rapporto archivi-mostre. Nello stesso tempo, rispetto all’epoca delle avanguardie, è cresciuta sempre più l’attenzione verso l’intensità della relazione tra l’opera e lo spettatore (viewer) il quale, ancorché scosso da gesti e provocazioni, alla fine ricerca nell’arte l’emozione del dialogo con l’opera, che deve provocare quell’ansia ermeneutica, quel desiderio di andare oltre che ci si attende dall’arte.

Questo interesse per le relazioni tra artisti, nel tempo e nello spazio, e per il dialogo artista-viewer, hanno ispirato in varia misura le esposizioni come Fare Mondi (Daniel Birnbaum 2009) e ILLUMInazioni (Bice Curiger 2011). Sottolineando quelle  rela- zioni è cresciuto anche l’interesse su quale sia il mondo cui fanno riferimento gli artisti.

In questa direzione compie un passo decisivo la 55. Esposizione Internazionale d’Arte che dà vita a una grande mostra-ricerca.

Con Il Palazzo Enciclopedico, Massimiliano Gioni, assai più che portarci un elenco di artisti contemporanei, vuole riflettere sulle loro spinte creative e sembra portare ancora più avanti il quesito: ma qual è il mondo degli artisti? L’interesse prospettico arriva al punto di ricercare relazioni con mondi diversi, per cui sono rappresentate opere di artisti contemporanei, ma anche opere del passato, riferimenti diversi, lavori che non hanno la pretesa di opere d’arte, ma che fanno parte degli stimoli a immaginare e sognare oltre la realtà, un’altra realtà. Insomma, quelle visioni che hanno nel tempo classico sollecitato le “aspirazioni” degli artisti, nel tempo moderno le “ossessioni” degli stessi, e a dare forma sensibile alle une e alle altre, fino al tempo presente, ove si verifica un vero e proprio capovolgimento. Oggi – ci sembra dire Gioni – è la realtà ordinaria a offrire su una tavola imbandita una pletora di immagini e visioni per l’uso quotidiano, e che tutte ci colpiscono senza possibilità di sfuggirle e che l’artista dovrebbe semmai attraversare restando indenne, come Mosè il Mar Rosso.

E in tal senso il curatore sviluppa la sua riflessione sul destino dell’arte contemporanea e degli artisti, i quali non si acconten- tano di orizzonti limitati, quando immaginano, ma concepiscono realtà globali, mossi da aspirazioni a una conoscenza onnicom- prensiva, alla sensibilità e all’utopia. E non posso non richiamare alla memoria le “ossessioni” di Harald Szeemann e il concetto di fallimento che le seguiva. Fallimenti fertili per l’arte; come dice Gioni, si tratta per l’artista di un movente molto forte e totalizzante.

L’idea di una mostra-ricerca è ritenuta proficua in Biennale non solo per l’Arte ma anche per l’Architettura.

Ricordo che partecipano a questa Biennale 88 paesi di cui 10 presenti per la prima volta: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Repubblica della Costa d’Avorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu. E, last but not least, la Santa Sede che per la prima volta partecipa con una mostra allestita nelle Sale d’Armi, in quelle Sale che La Biennale sta restaurando per essere destinate a padiglioni durevoli.

Da tempo La Biennale sviluppa attività educational e visite guidate, attività che sono svolte con un numero sempre cre- scente di scuole della regione e non solo. Per il quarto anno consecutivo (abbiamo cominciato in occasione della Biennale Architettura 2010) si rinnova il progetto Biennale Sessions, un’iniziativa cui attribuiamo la massima importanza e che è rivolta a istituzioni operanti nella ricerca e nella formazione nel campo delle arti o nei campi affini, Università e Accademie di Belle Arti. L’obiettivo è quello di offrire una facilitazione a visite di tre giorni da loro organizzate per gruppi di almeno 50 tra studenti e docenti, con vitto a prezzo di favore, la possibilità di organizzare seminari in luoghi di mostra offerti gratis, assistenza all’organizzazione del viaggio e soggiorno. Desideriamo  che  la visita faccia parte  dell’attività  curriculare  degli  studenti  e  che La Biennale rappresenti un luogo di ricerca dove si osserva, si sviluppano riflessioni, si elaborano idee. Durante la Mostra si

terranno, inoltre, dei seminari aperti, i Meetings on Art, nei mesi estivi e alla ripresa autunnale.

Ringrazio il Ministero per i Beni e le Attività Culturali che in un momento non facile per la finanza pubblica mantiene il suo decisivo supporto, le Istituzioni del territorio che in vario modo sostengono La Biennale, la Città di Venezia, la Regione del Veneto. Estendo il ringraziamento alle Autorità a vario titolo coinvolte e interessate alle strutture nelle quali operiamo nelle nostre manifestazioni, dalla Marina Militare alle Soprintendenze veneziane.

Ringrazio calorosamente Swatch, partner della manifestazione, ENEL main sponsor, e tutte le altre aziende che hanno garantito il loro supporto. Desidero inoltre ringraziare tutte le istituzioni pubbliche internazionali e i molti donors che sono stati di grande importanza nella realizzazione della 55. Biennale.

Grazie al team di Massimiliano Gioni e alla struttura della Biennale, impegnati nella realizzazione della Mostra.

image_pdfVersione stampabile

Numero di caratteri di questo articolo (spazi inclusi): 6429